La mente dell'educatore

Se un educatore vi sta sorridendo e sta usando una gestualità contenuta, un tono vellutato della voce, modi gentili e comprensivi, state sicuri che ha molti anni di professione alle spalle. Non è facile mantenere un equilibrio quando devi rispondere del tuo lavoro a: uno psicopedagogista, un logopedista, una preside, un insegnante di sostegno, un neuropsichiatra, un coordinatore, una famiglia, una maestra di sezione, un dirigente, un corpo docenti, differenti patologie ma soprattutto uno o più utenti. Se le mie risposte sono mediate da quella che io chiamo "pedagogia economica", nella mia mente si agitano mondi paralleli, personaggi abusivi e disperati che non comunicano tra loro. Come dico sempre: la mente dell'educatore è uno spazio aperto e abitabile, spesso a casaccio.

E oggi?

"Lavorare in educazione comporta una gestione delle relazioni che le rende poco spontanee (quale relazione si può definire tale?) ma non per questo meno ‘vere’: la realtà si sostanzia nei luoghi del proprio agire e nel ruolo per cui si è chiamati a rispondere, allo stesso modo in cui la realtà di una famiglia è la memoria di ciò che ha accolto e della sua capacità di accogliere."

Barbara Rho